I codici doganali nascono dalla necessità di attribuire ad un bene, oggetto di transazioni comunitarie ed extracomunitarie, una codifica numerica per identificarlo in modo uniforme ed univoco in qualsiasi Paese esso debba essere trasferito. Vediamo di seguito di cosa si tratta



Quando nascono i codici doganali e perché
Attribuire il giusto codice doganale
Il Sistema Armonizzato (SA)
Il codice Taric
Le Informazioni Tariffarie Vincolanti (ITV)

Quando nascono i codici doganali e perché

La creazione dei codici deriva dall’esigenza di relazionarsi con Paesi e lingue diverse. Lo scopo era quello di ottenere una classificazione di base comune per identificare il medesimo oggetto. Già a partire dal 1931, iniziarono i primi tentativi di unificare le diverse nomenclature dei diversi prodotti, così che fossero riconoscibili a livello internazionale.

A tal proposito,  il 15/12/1950 venne approvata la Convenzione di BRUXELLES, la quale istituì il “Consiglio di Cooperazione Doganale” conosciuto anche come “CCD”.

Gli Stati firmatari del CCD, assicurarono così di poter mantenere la massima concordanza e uniformità ai loro regimi doganali e, soprattutto, di studiare quelli che sarebbero potuti essere i problemi inerenti lo sviluppo ed il progresso della tecnica doganale. Questi impegni vennero subito riconosciuti come un grande punto a favore di questa nuova organizzazione per la nascita e la crescita del commercio internazionale.

Nel 1973 la World Customs Organization (WCO) siglò un accordo internazionale:  la “Convenzione di Bruxelles sul Sistema Armonizzato di Designazione e di Codificazione delle Merci”. L’accordo unificava per la prima volta, a livello mondiale, i vari sistemi di classificazione creando un sistema armonizzato – Harmonized System – di classificazione che attribuiva ad un prodotto un codice a sei cifre.

Nel 1987 l’Unione Europea diede applicazione alla predetta convenzione attraverso l’istituzione della Nomenclatura Combinata con Reg. (UE) 2658/87, implementando il Sistema Armonizzato con ulteriori due cifre all’interno del codice doganale (la settima e l’ottava) che venne successivamente addizionato di una Tariffa Doganale Integrata (TARIC) con altri due numeri. 

Ma cosa significano i gruppi di numeri che compongono un codice doganale e a cosa servono?

Attribuire il giusto codice doganale

Una corretta classificazione doganale delle merci consiste nell’attribuire un codice univoco ad ogni bene che deve essere trasferito da un punto ad un altro, anche in funzione di caratteristiche come origine, provenienza, destinazione d’uso, ecc.

Una corretta classificazione delle merci è quindi necessaria per limitare l’insorgere di contestazioni da parte delle amministrazioni pubbliche, anche estere, che potrebbero far incorrere il soggetto dichiarante in sanzioni tributarie e/o penali durante le operazioni doganali.

Una corretta classificazione doganale delle merci consiste nel definire ogni prodotto, in base alla categoria merceologica di appartenenza, con un codice di 8 cifre o 10 cifre chiamato anche  “voce doganale”; vediamo insieme cosa indicano i numeri che compongono il codice:

  • i primi sei numeri indicano le voci e le sottovoci della nomenclatura del sistema armonizzato (SA o HS), valido a livello internazionale; questo consente di identificare con precisione il prodotto e di verificarne le linee tariffarie e le regole applicate, così che le informazioni siano leggibili allo stesso modo in tutto il mondo;
  • la settima e l’ottava cifra identificano le sottovoci della nomenclatura combinata (NC), proprie della Comunità europea;
  • per le merci in importazione, agli otto numeri si aggiungono due ulteriori cifre che indicano le sottovoci Taric, ovvero che determinano le aliquote dei dazi doganali.

Il Sistema Armonizzato (SA)

Il Sistema Armonizzato – SA – consiste in una codifica numerica adottata dai paesi che fanno parte dell’OCSE, acronimo di “Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Internazionale”. La codifica è composta da sei cifre che vengono attribuite secondo una struttura che si basa su delle regole ben definite che ne facilitano un’applicazione uniforme e comprende circa 5000 gruppi di merci. I numeri presenti nel codice attribuito alla merce è composto da:

  • le prime due cifre che individuano il capitolo;
  • la terza e la quarta che definiscono la voce doganale nel capitolo;
  • la quinta e la sesta per identificare la posizione statistica nell’ambito della voce doganale.

Il codice di sei cifre serve quindi per identificare al meglio la merce: per fare un esempio concreto, analizzando il codice possiamo capire di che oggetto si parla, il metodo di lavorazione (es: se fatto a mano), ed altre caratteristiche. 

Il SA è costantemente aggiornato dall’Organizzazione Mondiale delle Dogane (OMD), così da garantire un’interpretazione uniforme che tenga conto dell’evoluzione tecnologica, dei cambiamenti sociali ed ambientali e che permetta una piena integrazione dei nuovi prodotti.

Il codice Taric

La Tariffa Integrata della Comunità Europea, denominata Taric si basa sulla nomenclatura combinata (NC), le cui circa 15.000 voci (codificate con 8 cifre) costituiscono la nomenclatura di base per la tariffa doganale comune. La TARIC viene utilizzata anche per le statistiche del commercio esterno alla Comunità e del commercio fra gli Stati membri.

La Taric comprende inoltre circa 20.000 ulteriori suddivisioni (codificate con due cifre supplementari o con un codice addizionale).

Il codice Taric comprende in tutto 10 caratteri:

  • Le prime sei cifre corrispondono alle voci e sottovoci del Sistema Armonizzato;
  • La settima e l’ottava identificano le sottovoci della Nomenclatura Combinata: in assenza di suddivisioni comunitarie sono sempre codificate con “00”;
  • La nona e la decima identificano le sottovoci Taric. Anche queste, in assenza di suddivisioni comunitarie sono sempre codificate con “00”.

Esistono, inoltre, dei codici addizionali Taric, a quattro caratteri che sono utilizzati nell’applicazione di specifiche regolamentazioni comunitarie, ad esempio per elementi agricoli e prodotti farmaceutici.

Grazie alla TARIC, si specifica ulteriormente la Nomenclatura Combinata con:

  1. L’introduzione di ulteriori due cifre (la nona e la decima);
  2. L’eliminazione di ogni imposizione daziaria all’interno dell’UE;
  3. L’istituzione di una legislazione doganale armonizzata per l’applicazione della Tariffa.

Uno strumento utile per l’individuazione della corretta classificazione doganale è l’Informazione Tariffaria Vincolante.

Una corretta classificazione doganale delle merci permette di determinare il relativo trattamento tariffario (si intendono principalmente i dazi, ma anche dazi antidumping e/o compensativi e altre misure di fiscalità nazionale (IVA, sovrimposte di confine) e le eventuali misure di politica commerciale stabilite dalla UE (divieti o restrizioni di tipo economico sia per l’importazione che per l’esportazione come limiti quantitativi, norme di controllo e restrizioni), nonché risvolti legati ad embarghi e/o restrizioni da parte di stati esteri per le merci di origine/provenienza UE. 

Le Informazioni Tariffarie Vincolanti (ITV)

Le Informazioni Tariffarie Vincolanti sono delle decisioni amministrative di rilievo comunitario sull’applicazione delle normative doganali grazie alle quali, su richiesta degli operatori economici interessati, le Autorità doganali degli Stati Membri attribuiscono la classificazione doganale ad una determinata merce con l’assegnazione del relativo codice doganale. Queste decisioni hanno piena efficacia giuridica su tutto il territorio comunitario e vincolano sia le Autorità doganali dell’Unione europea, sia il titolare della decisione all’adozione del codice attribuito.

Le ITV devono riferirsi ad una operazione commerciale di importazione o di esportazione realmente prospettata e ad una sola tipologia di merce (merci che hanno caratteristiche simili la cui distinzione è completamente irrilevante ai fini della loro classificazione doganale poiché sono considerate come un solo tipo di merce).

La ITV non è più valida quando il suo contenuto è discordante con:

  • una modifica del regolamento di nomenclatura o delle note esplicative;
  • un nuovo regolamento di classificazione;
  • una successiva sentenza della Corte UE.

Una ITV sfavorevole può essere impugnata davanti alla Commissione tributaria se l’azienda la ritiene contraria al diritto applicabile.

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