Dazi doganali: cosa sono e qual è il loro significato?
I dazi doganali sono risorse proprie tradizionali (RPT), fonte di entrate dirette per i bilanci dell’Ue, riscossi al confine doganale su merci che entrano nel paese membro della stessa Unione.
I dazi doganali oggi e il loro impatto sulle economie globali
L’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC)
I dazi doganali “anti-dumping”
Dazi doganali compensativi: cosa sono?
Basati su di una tariffa doganale comune, ovvero un sistema di codifica armonizzato che attribuisce a ogni categoria merceologica il corretto trattamento tariffario in relazione all’andamento di mercato – per approfondire questo argomento vi invitiamo a leggere il nostro articolo sui codici HS.
Il loro assolvimento:
- conferisce ad una merce estera in entrata la posizione di “merce unionale”, grazie all’applicazione del regime definitivo di immissione in libera pratica;
- garantisce la concorrenza leale all’interno del mercato europeo.
I dazi doganali: cenni storici
La storia dei dazi doganali risale al XV secolo, quando i governi europei iniziarono a tassare le merci importate per proteggere le proprie industrie nazionali. In questo periodo, il commercio internazionale era ancora molto limitato e le merci erano principalmente scambiate tra paesi limitrofi.
Tuttavia, con l’aumento della navigazione e della scoperta di nuove rotte commerciali, lo scambio a livello internazionale divenne sempre più importante.
Nel XIX secolo, il libero scambio divenne un movimento importante che sosteneva che la riduzione dei dazi doganali e delle barriere commerciali avrebbe portato a un aumento del commercio internazionale e alla crescita economica.
Però questo orientamento incontrò molta resistenza da parte di coloro che sostenevano che i dazi doganali erano necessari per proteggere le industrie nazionali e garantire la sicurezza economica.
Nel XX secolo, la Grande Depressione portò alla crescita del protezionismo e dei dazi doganali.
Molti paesi li introdussero in misura elevata per proteggere le loro industrie e limitare le importazioni portando così a una riduzione degli scambi e alla creazione di tensioni commerciali tra i paesi di tutto il mondo.
I dazi doganali oggi e il loro impatto sulle economie globali
Nell’ultimo trentennio del secolo scorso il mondo intero ha assistito alla nascita di un fenomeno quanto mai unico e rivoluzionario come quello della globalizzazione economica.
Stimolata da una serie di fattori determinanti, dallo sviluppo tecnologico all’incremento degli scambi commerciali, questa nuova “mondializzazione” ha comportato la frammentazione dei processi industriali su scala internazionale per soddisfare la richiesta sempre più manifesta di prestazioni ad alto contenuto tecnico.
Tuttavia, se è vero che molte sono state le imprese e le nazioni che ne hanno beneficiato, è altrettanto vero che, secondo un moto circolare, da qualche anno assistiamo a un fenomeno che spinge verso la direzione opposta: complice la profonda incertezza sul palcoscenico internazionale – da imputare alla recente emergenza pandemica, agli squilibri geopolitici e all’inflazione dei prezzi – sono sempre più numerose le aziende che optano per pratiche di reshoring o per una più contenuta “regionalizzazione commerciale”.
L’aumento dei dazi doganali negli USA
Uno dei sintomi più evidenti di questa crisi globale è, certamente, il rallentamento del libero scambio. Fra i gesti più iconici che hanno dato il LÀ a una chiusura commerciale progressiva e diffusa, è doveroso annoverare l’apertura della guerra sui dazi da parte dell’ex Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump.
L’8 marzo del 2018, l’amministrazione del tycoon annunciava un incremento fino al 25% dei dazi doganali sulle importazioni di acciaio e fino al 10% sull’alluminio, come prime misure per tentare di ridurre il deficit commerciale americano.
L’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC)
L’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) è una organizzazione internazionale che si occupa di regolare gli accordi commerciali tra gli stati membri. L’OMC promuove il libero scambio e opera per ridurre i dazi doganali e altre barriere commerciali.
Infatti, l’imposizione di dazi doganali può avere un impatto significativo sull’economia globale. Da un lato, possono proteggere le industrie nazionali, creare posti di lavoro e aumentare la sicurezza economica, dall’altro possono limitare il commercio internazionale, ridurre l’efficienza economica e aumentare i prezzi per i consumatori.
Infatti, se da un lato queste mosse risultano vitali per ristabilire le condizioni di parità sui mercati, scardinando l’ingombrante presenza di esportatori “monopolisti” e favorendo la produzione interna, d’altra parte nasce il timore che le voci degli industriali possano restare inascoltate.
Controversie tra nazioni
Ad esempio, in considerazione della scarsa autonomia europea in vari settori economici, il rischio è, paradossalmente, proprio quello di compromettere l’attività produttiva interna, colpita ora non più da un mercato a concorrenza squilibrata ma dalla difficoltà di approvvigionamento.
Inoltre, come accennato poco sopra, l’imposizione di dazi doganali può anche portare a tensioni tra i paesi. In particolare, se un paese impone dazi doganali elevati all’importazione di una determinata merce, il paese di origine potrebbe rispondere con l’imposizione di dazi doganali sui prodotti esportati da quel paese generando così un circolo vizioso di imposizione di dazi doganali sempre più elevati.
A tal proposito e di recente, a segnalare l’inizio della guerra commerciale tra Cina e USA fu la decisione dell’amministrazione Trump di imporre un incremento fino al 25% per le importazioni di acciaio, in particolare per contrastare l’emorragia dei posti di lavoro nei settori industriali, in generale facendo appello motivazioni di “sicurezza nazionale”.
Anche l’Unione Europea si mosse similmente. Più o meno a partire dal 2017, prodotti laminati in acciaio (regolare o inossidabile), tubi e condotti (siano essi cavi o no), elementi di raccordo, viti, bulloni ed altre merci in acciaio, iniziarono ad essere tassati con percentuali aggiuntive variabili da applicare al loro prezzo netto franco frontiera.
Ultimo arrivato, il Regolamento Esecutivo 2022/191 della Commissione Europea ha istituito una misura anti-dumping definitiva sulle importazioni di specifici elementi di fissaggio in acciaio provenienti dalla Cina (i cosiddetti “fasteners”), nella misura ordinaria dell’ 86.5%.
I dazi doganali “anti-dumping”
All’interno di questa ampia categoria di tributi doganali ce n’è uno che sembra aver guadagnato un posto di rilievo all’interno delle pagine dei giornali o dei tg televisivi: il cosiddetto dazio “anti-dumping”.
Andando a ritroso nel tempo, la prima legge anti-dumping venne introdotta in Canada nel 1904, e successivamente adottata da Australia, Francia, Giappone, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Sud Africa.
L’eco del nuovo strumento legislativo non tardò ad arrivare neppure in Gran Bretagna, che lo introdusse all’interno del suo corpus normativo nel 1921, probabilmente come scudo di protezione contro l’industria tedesca all’indomani della Prima Guerra Mondiale.
Il Giappone della seconda metà del XX secolo, primo fra tutti i paesi asiatici di età contemporanea a conoscere un periodo di florido sviluppo economico, fu una tra le nazioni più colpite da tali misure. Alla luce dell’efficacia di questi provvedimenti, con il tempo il gruppo dei “traditional users” del dazio doganale (Stati Uniti, Unione Europea, Canada e Australia) si ampliò notevolmente, accettando al suo interno diversi paesi in via di sviluppo (come l’India) e spostando al contempo le attenzioni verso nuove nazioni. Fra queste, la Cina.
Concorrenza sleale e dazi anti-dumping
Il dumping si verifica quando imprese di paesi extra-UE vendono un prodotto verso l’Unione a un prezzo inferiore rispetto a quello praticato nel paese di origine della merce, generando concorrenza sleale sul mercato di destinazione. Questa pratica viene combattuta dall’UE tramite l’introduzione di dazi ad hoc (il dazio anti-dumping), autorizzati dall’Articolo VI del GATT (General Agreement on Tariff and Trade) alla riscossione della differenza tra il prezzo usuale delle merci in questione e quello al ribasso applicato sulle stesse merci da chi pratica il dumping.
Iter per ottenere un dazio anti-dumping
Per ottenere l’imposizione di un dazio anti-dumping è necessario presentare richiesta al proprio governo o alla propria organizzazione sovranazionale competente in materia doganale (nel caso dell’Ue, l’istanza va sottoposta all’analisi della Commissione Europea).
Il processo di valutazione, nello specifico, prevede quanto segue:
- Denuncia: che dovrà documentare il pregiudizio arrecato all’industria unionale per mezzo di calcoli e fonti relativi al periodo di osservazione.
- Apertura del procedimento.
- Inchiesta: volta a verificare l’esistenza del dumping e del pregiudizio all’interesse comunitario nonché della connessione con il prodotto cagionante il dumping. Resta inteso che se quest’ultima raccoglierà elementi confutanti la denuncia, si procederà alla chiusura del procedimento senza istituzione di dazi antidumping.
- In fase di accertamento, la Commissione Europea procederà all’istituzione di un dazio antidumping provvisorio che si tradurrà nella
- Istituzione di un dazio antidumping definitivo ad accertato pregiudizio arrecato.
- Riesame: mirato a valutare gli effetti delle misure impositive e a una loro eventuale rettifica.
Dazi doganali compensativi: cosa sono?
Vale poi la pena di citare brevemente i dazi compensativi, altrimenti detti dazi anti sovvenzioni, istituiti per contrastare gli effetti negativi delle sovvenzioni irrorate nei confronti di talune industrie del paese esportatore. Le misure compensative, sebbene possano assumere varie forme, generalmente si concretizzano in dazi maggiorati rispetto alle aliquote ordinarie.
Riepilogo sui dazi doganali
In sintesi, l’istituzione di dazi doganali a protezione del mercato interno risulta essere uno strumento importante ed efficace. Tuttavia il loro impiego va operato con cautela poiché i rischi di effetti collaterali controproducenti che possano innescare, per contro, contrazioni commerciali interne e conflitti economici internazionali sono sempre latenti.
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